Wednesday 18 November 2009

L’ULTIMO GIORNO A CHANDRAGIRI


Una colazione con the, biscotti e uova soda mi prepara a quest’ultimo giorno a Chandragiri.
Davanti casa di Tsepak campeggia un cumulo di piante di riso. Tsepak con il trattore vi passa sopra numerose volte girando su se stesso, mentre il padre e un altro ragazzo indiano le scuotono per far distaccare i chicchi di riso. La madre, intanto munge una vacca, intrattenuta da un giocattolo di paglia che si trova in un secchio.
Con la moto di Tsepak dal campo n.4 ci dirigiamo verso il paese e fare un po’ di shopping. Compriamo olio, spezie, pomodori, cipolle, un cocco e per finire un pollo. Il ragazzo prende il pollo da un piccolo frigorifero e lo pulisce davanti a noi, lo taglia con un grosso coltello su un tocco di legno. Sotto il frigorifero circa 10 polli, chiusi intorno da una rete girano nel piccolo spazio a loro disposizione, mangiano da una piccola ciotola, ignari del loro destino. Prima o poi finiranno sulla padella di qualcuno. Passiamo tra i vari campi, mentre io filmo, e la vita di tutti i giorni scorre normalmente. Nel pomeriggio un violento acquazzone si abbatte e un’aria fresca si diffonde nell’aria. Si sente solo il rumore della pioggia. Tutto tace.
In questi giorni ho toccato con mano la vita dei tibetani. Una vita tranquilla, in mezzo alla natura, fatta di piccole cose, dove lo stress non esiste, un lavoro di campagna tranquillo che non dà molti introiti, ma che dà la possibilità, comunque a molti, di possedere una moto, un cellulare. Piccoli privilegi in una vita da rifugiati che è ormai dal 1959 alla terza generazione.
Lascio a malincuore questo posto che mi ha dato tante emozioni.

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