Thursday 26 November 2009

GLI ASILI DI BYLAKUPPE




Dopo i vari sbattimenti per la richiesta dei permessi che non ho ancora risolto, decido di rilassarmi visitando 2 asili del campo profughi tibetano di Bylakuppe.
I bambini sono seduti lungo il perimetro della stanza e l’insegnante al centro impartisce la lezione. I bambini poi, si chiudono in un cerchio e uno alla volta, si esibiscono per gli altri con un canto. Intanto altri bambini fuori, forse i più piccoli, già mangiano, con la loro scodella di metallo, una porzione di riso con una salsa di vegetali e carne. Sono appoggiati con la schiena al muro e mi guardano dal basso come se fossi la statua della libertà.
In un altro asilo le due classi con 69 bambini, dai 2 ai 6 anni, sono impegnate a ritagliare da fogli di giornale delle forme dalle quali i bambini imparano a costruire degli aerei, dei cappelli o quant’altro di fantasioso e colorato si possa fare con un pezzo di carta. Una bambina, che è fuori sulla veranda, appoggiata con le spalle al muro, appena mi vede, comincia a piangere e non smette. Sembra che abbia visto un mostro, è terrorizzata. Allora mi allontano dalla sua vista e si tranquillizza, ma prima di andare via mi rivede di nuovo da lontano e ricomincia. Una signora anziana tibetana si prende cura di lei, ma non c’è niente da fare. Lascio l’asilo dietro i suoi pianti e la gioia di vedere tutti questi bambini che studiano, stanno insieme, e la loro l’innocenza che traspare dai loro volti, mi fa dimenticare per un attimo tutto quello che di brutto, invece, ogni giorno vedo con i miei occhi.

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