Tuesday 6 October 2009

VISITA DEL TCV DI MCLEOD GANJ




Giornata dedicata alla visita del TCV, Tibetan Children Village di McLeod Ganj. Il secondo della serie, è il primo TCV costruito in India dall’inizio dell’esilio, nel 1960. Ospita circa 2000 studenti, dei quali il 70% proviene direttamente dal Tibet, la rimanente parte da famiglie tibetane che risiedono in India, ma che non hanno sufficiente denaro per mandare i figli a scuola. Gli student,i che hanno un’età compresa tra i 3 e i 16 anni, vivono distribuiti in 42 homes, ognuna dei quali ne ospita 30-35, due ostelli per ragazze, nei quali trovano sistemazione le studentesse della decima classe, e due ostelli per ragazzi, quelli della nona e decima classe. Fino all’età di 5 anni i bambini vivono nella baby room.
Trecento persone compongono lo staff interno, tra personale d’ufficio, insegnanti, home mothers e manutentori.
Gli studenti si svegliano alle 5.30 ed entro le 7.00 devono essere pronti per il momento della preghiera che dura fino alle 8.30. Poi ha sede un’assemblea per circa 30 minuti e alle 9, finalmente, le lezioni cominciano e terminano alle 16.00.
Dall’alto noto un camioncino che si trova all’angolo del campo di calcio. Una decina di studenti stanno scaricando dei sacchi di calce, sembrano pesanti per loro, si aiutano a vicenda, ma il loro sforzo si nota sui loro visi. I loro pantaloni blu sono ormai diventati bianchi, sembrano quasi degli imbianchini in quello stato. Prima di ritornare alle loro classi, si lavano alla fontana là vicino, con le mani bagnate si strofinano i pantaloni cercando di pulirli il meglio possibile.
Ho gironzolato per la scuola per oltre 4 ore, incuriosito dalle attività degli studenti. Dei ragazzi provano, nel campo principale, il salto in lungo, con una curiosa rincorsa, gli altri ragazzi che assistevano erano armati di piccone per spianare il terreno dopo il salto. Sembrava che stessero zappando il terreno per una semina. E poi lezioni di educazioni fisica si sono avvicendate per tutta la mattina. Vari sport, in varie sezioni del campo, venivano praticati, il calcio, la pallavolo, il cricket, lezioni di movimento a corpo libero, ping pong. Vado in giro per le classi, fotografo alcune classi vuote, solo gli zaini lasciati sulle sedie davano una sensazione di presenza umana. I banchi di legno molto vecchi, penso risalenti all’apertura della scuola, si aprono e sotto si trovano i quaderni degli studenti. Su una bacheca noto dei compiti di matematica sul cubo, dove gli studenti hanno affisso la propria esercitazione. Scendo nell’atrio abbastanza buio, dove sole dei finestroni davano un po’ di luce all’ambiente, vedo una lavagna e sopra c’è scitto:”At the time of my death, if a majority of the people feels that the Dalai Lama is no longer relavant, then this institution will automatically cease-HH the Dalai Lama”. Un ragazzo che si affaccia dalla porta di una classe mi invita ad entrare e io naturalmente accetto, i compagni cominciano a scherzare sulla mia presenza lì, un estraneo molto diverso da loro, si divertono quando scatto delle foto e quando vado via mi salutano in coro.
Una ragazzina della sesta classe si trova accanto alla porta d’ingresso della sua classe. Sembra triste, forse è là in castigo per qualcosa che ha fatto, la sua figura dal basso delle scale contrastava con il luminoso finestrone , guardava fuori degli altri suoi compagni e non si cura della mia presenza, ad un tratto però mi sente e si gira verso di me con i suoi occhi grandi e non dice niente, la saluto, ma non mi risponde.
E’ arrivato il momento del pranzo. All’1.00 i ragazzi si dirigono verso le loro home o gli ostelli dove vivono. Ne seguo un paio e arrivo nella loro home, salgo le scale e i ragazzi che aspettavano il pranzo mi guardano con un’aria strana. Arriva una ragazza che porta i piatti di metallo, un’altra porta un pentolone pieno di riso bianco e poi arriva un altro pentolone pieno di una salsa giallastra, forse curry. Iniziano tutti insieme a dire qualcosa, presumo che dicano delle preghiere, inizia così la distribuzione del cibo, tutti sono contenti. La home mother dà loro ciascuno una mela.
Il pranzo viene preparato la mattina dalla “madre” e da 2 studenti, in modo tale che essi imparano a cucinare e a essere indipendenti una volta che finiscono la scuola.
Vado ancora in giro e vedo ragazzi che lavano per terra nelle loro case, altri che lavano i piatti e le padelle, altri che si lavano i capelli sotto una fontanella, altri che tagliano delle verdure. Tutti sono indaffarati a fare qualcosa.
Salgo delle scale e mi trovo in una prima classe. Dentro ci sono 4 ragazzini di 6 anni, li saluto e loro mi salutano, mi fanno vedere i loro colori, un altro cancella la lavagna, sono così simaptici. Uno ha un cappello giallo e rosso e gli mancano due denti davanti, saltella con gli altri e si divertono davanti la mia macchina fotografica. Una bambina è così tenera, con i suoi capelli a baschetto, scherza e si prendere a bacchettate sul sedere. Quanto sono innocenti.

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