Wednesday 7 October 2009

VISITA DEL RECEPTION CENTRE DI MCLEOD GANJ



Oggi decido di visitare il reception centre per rifugiati appena arrivati in India. Devo andare prima al dipartimento dell’informazione e dei rapporti internazionali per chiedere ottenere il relativo permesso. Intanto aspetto per tutte le pratiche prendo informazioni da pubblicazioni disponibili gratuitamente.
Arrivo, quindi, al centro e solo un rifugiato, purtroppo è presente al momento della mia visita. Gli altri sono fuori. Una ventina di Tibetani sono presenti, al momento, nel reception centre. Comincia la mia intervista. Ci presentiamo per rompere il ghiaccio. Naturalmente, lui non parla inglese e per questo una dipendente dell’ufficio mi fa da interprete.
Suo fratello è stato in India per 3 anni, diventando un monaco. Dopo questo periodo decide di tornare in Tibet dove partecipa alla vita di un monastero. Ma allo stesso tempo decidere di partecipare ad un gruppo politico di azione a favore di un Tibet libero, ponendo poster “Tibet free” e facendo propaganda contro il governo cinese. Egli fu catturato dalla polizia e condannato a nove anni di detenzione. Quando fu rilasciato le sue gambe erano completamente fratturate, in seguito a pesanti torture. Egli morì in seguito a questa condizione. Dopo la morte del fratello si trasferì a Lhasa e dopo aver visitato il padre decide con la moglie di fuggire dal Tibet. Lui, con la moglie e altri 2 amici attraversarono le montagne e dopo 27 giorni di cammino arrivarono in Nepal, dove trascorsero 12 giorni nel transit centre. In totale erano circa 30 rifugiati nel centro. Ora è molto più difficile attraversare il confine. Dopo marzo dell’anno scorso, in cui ci furono vari disordini contro i giochi olimpici, i controlli alla frontiera sono molto più stretti. Dice che in Tibet la situazione è brutta. E’ molto difficile trovare un lavoro e gli stipendi solitamente sono più bassi di quelli cinesi. 30 yen al mese sono veramente pochi per vivere. Ora si sente rilassato e dice che vorrebbe aprire una sua attività, perché è difficile trovare lavoro in India, anche da autista.
Prima di marzo dell’anno scorso arrivavano al centro circa 2000 rifugiati, ora ne arrivano la metà.

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