Saturday 10 October 2009
2 GIORNI INDIMENTICABILI TRASCORSI A CHAUNTRA
Arrivo con il taxi nell’atrio principale della scuola. Mr Gyalpo mi viene incontro e mi dà il benvenuto mettendomi al collo un foulard bianco. Mi accompagna nella stanza dove alloggerò e ci incamminiamo insieme per visitare la scuola. I primi bambini che incontro, vevendo il mio foulard, mi acclamano a gran voce. Rispetto ai TCV si vede che la struttura della scuola è in peggiori condizioni. La scuola, che dipende completamente dai fondi stranieri, riceve meno soldi. Le uniformi degli studenti sono più scadenti, ma noto che il sistema di educazione è fondamentalmente lo stesso. Non so ora la qualità. Nella scuola ci sono circa 370 studenti e oltre 40 persone di staff, tutti tibetani, a parte due professori e una donna tuttofare di nazionalità indiana. Ma solo l’aspetto esteriore sembra diverso, perché i bambini sono sempre calorosi e con lo stesso spirito. I ragazzi fanno pratica alla tastiera del computer, altri hanno la lezione di inglese, un monaco, nella sua classica toga, insegna buddismo, i bambini più piccoli imparano l’alfabeto. La scuola è nel pieno dell’attività. Una ragazzina mi chiede il mio nome e sembra divertita da come mi chiamo, e poi mi chiede anche il cognome, sembra che voglia sapere più cose di me, è curiosa, ma si ferma qua, guarda la sua amichetta e si mettono a ridere. Dopo pranzo mi trovo nel piccolo parco giochi dove i bambini si muovono come le formiche, presi dal divertimento. Un bambino si getta a pancia in giù dallo scivolo e altri lo seguono dietro. Sono impazziti. Cadono uno sopra l’altro sulla sabbia ai piedi dello scivolo e non si preoccupano della sabbia che sporca le loro uniformi. Si divertono da matti.
E’ presente un’autorità del governo danese che è uno dei sostenitori della scuola e, per l’occasione, la scuola ha organizzato uno spettacolo di danza, musica e canto. Il momento in cui ho sentito un brivido attraversare il mio corpo, 3 bambine tibetane intonavano insieme una canzone tradizionale e si volteggiavano nei loro vestiti tipici.
Ma l’incontro più importante è stato quello con il ragazzo adottato a distanza dal mio amico Bruno. Un ragazzo di 14 anni, con gli occhiali, timido che cerca di gurdarmi negli occhi, ma gli è difficile. Un ragazzo educatissimo ed istruito. A lui piace suonare la chitarra tibetana e vorrebbe studiare scienze, una volta terminata la decima classe. I suoi gemitori vivono lontani da lui. Si sentono al telefono ogni tanto e si vedono durante le vacanze di gennaio e febbraio. Suo padre lavora in una fattoria e ogni tanto va a dare una mano in un monastero della zona. A lui piace la scuola e si trova molto bene qua. Andiamo a fare un giro insieme dopo le lezioni. Mi porta a vedere un monastero là vicino e una piacevole aria fresca al tramonto porta con sé una atmosfera magica. E’ tutto così tranquillo qui intorno, così assolutamente spirituale. A cena andiamo in un ristorante tibetano e là incontro un ragazzo australiano che sta studiando buddismo al monastero. Per completare gli studi sono necessari 10 anni. E’ il solo straniero là in mezzo a tanti monaci. Lui parla tibetano e vive con una famiglia tibetana nel settlement là vicino. I primi mesi sono stati molto duri per lui, ma ora si è abituato a quello stile di vita. Lo ammiro per la sua decisione.
L’indomani mi alzo alle 5 per assistere nel vicino monastero alla preghiera mattutina dei 500 monaci che vivono là. Fuori è ancora è buio, il monastero è illuminato da luci gialle e da neon e i monaci si siedono nella loro posizione classica. Il suono della voce che prega crea un’atmosfera sublime e per circa 20 minuti va avanti. Intanto si comincia ad intravedere la luce del sole che si alza. In matinata visito anche il TCV, Tibetan Childrane Villane, l’ultimo costruito per volere del Dalai Lama nel 2004 e che ospita quasi mille studenti e circa cento persone formano lo staff interno. E’ presente anche un centro dove vengono accolti gli studenti meno capaci o con problemi di apprendimento. Attualmente sono presenti 23 studenti. Salendo incontro una ragazza con problemi mentali che mi fissa, ma non mi dice niente. Sono presenti tre corsi, il beginner, per i più piccoli o per quelli appena arrivati, il vocational, dove viene insegnato il mestiere del falegname o quello del sarto, e l’accademic, dove viene insegnato il regolare corso di studi, dal quale i ragazzi con buon profitto possono ritornare alla normale scuola del TCV.
La struttura è nuova e si vede che girano più soldi rispetto al CST. Molti bambini durante il break della mattina vanno a comprare le patatine, i noodles, il gelato. Molti non si curano di gettare nel cestino le confezioni di plastica, lasciandole sui tavoli o per terra. Non lo so, ma per la prima volta non ho avuto una piacevole sensazione e dopo un po’ di tempo ho lasciato la scuola per dirigermi verso il centro anziani per tibetani. Mi giro intorno e comincio ad incontrare i primi anziani. Mi salutano con affetto nel loro modo. Anch’io ricambio. Mi sento così preso da questa situazione. Regna il silenzio e la pace in questo posto. Salgo le scale e incontro una signora con la sua scodella piena di cibo. Un altro signore porta da mangiare a sua moglie che è costretta a stare a letto. Mi sorride, si sistema per farsi fotografare e io le sono molto grato. Scendo giù nella sala pranzo e una decina di anziani pranzano insieme, senza parlare, in silenzio, qualcuno prega mentre mangia. Piano piano, uno alla volta lasciano la stanza, pronti per andare a riposarsi nelle loro camere.
Il settlement che ospita varie famiglie tibetane è poco distante. Si respira anche qua un’aria di tranquillità. Passeggiando per il quartiere noto una signora anziana seduta su un lettino di fronte casa. La saluto. Intanto esce la nipote e la figlia. Mi chiedono di accomodarmi e mi offrono un the e dei biscotti. Sono così cordiali con me. C’è anche un monaco amico di famiglia, che studia filosofia buddista al monastero.
Sono state delle giornate intense e piene di emozioni.
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mi piace come racconti le tue giornate.si capisce che il tuo oltre ad essere un viaggio "giornalistico" è soprattutto un viaggio spirituale.
ReplyDeleteti auguro di crescere "ascoltando" le persone che incontrerai.
Hai ragione. Per me un mix di tante cose questo viaggio. E mi sta facendo veramente bene. Sto scoprendo tante cose. E mi sento veramente in pace.
ReplyDeleteUn saluto.