Wednesday 14 October 2009

UN SALTO AL TCV DI LOWER DHARMSALA



Dopo l’ospedale faccio un salto al TCV di Lower Dharmsala. Stessa procedura. Prima tappa in ufficio del direttore per il permesso alla visita e poi, libero, comincio a guardarmi intorno. Nella scuola ci sono 730 studenti.
La prima tappa Ë la baby room. Circa 10 bambini di 2-4 anni giocano con la loro badante, si divertono a rivedere le foto che gli faccio dallo schermo della fotocamera. E anch’io sembro un bambino con loro. Un altro dorme nel lettino. Non me n’ero accorto e prima di andare via uno dei bambini mi dice di andare a fare le foto a lui. Non capivo cosa mi stesse dicendo, ma la badante poi mi ha spiegato. Tutti ridevano ed erano contenti. I sorrisi dei bambini ti regalano sempre dei momenti di gioia e di serenit‡.
Entro nell’art room e osservo appesi al muro alcuni quadri fatti dagli studenti. Alcuni ritraggono dei motivi riferiti alla libert‡ e comunque al tema dell’oppressione cinese, poi mi dirigo verso la stanza dove fanno il pane. Il panettiere mi racconta che ogni giorno si alza alle 3 di mattina e impiega circa 10 ore per fare il pane che viene usato per la colazione del giorno dopo. E’ sistemato su delle mensole e insieme sembra che formino delle celle. Ha la forma del pane in cassetta. Vedo delle signore tagliare vegetali di fronte la cucina. Lo chef che nel frattempo mi nota, mi invita nella sua cucina, mi fa vedere il magazzino e come preparano la paste per fare il pane della cena. E poi, con mia sorpresa, mi invita ad assaggiare quello che ha preparato per il pranzo. Riso bianco, una salsa a base di lenticchie della cucina indiana e poi un'altra pietanza a base di peperoncino, piccantissima. Tutto Ë squisito. Semplice ma molto saporito.
Un ragazzo che parla inglese mi fa compagnia. Scopro che Ë di Taiwan, Ë al TCv da solo 7 mesi. E’ venuto per imparare il tibetano perchÈ nel suo paese Ë una lingua che va molto in voga. Mi dice che a volte viene discriminato perchÈ considerato un cinese. Mi dice che volte gli verrebbe di ammazzare qualcuno, ma non puÚ perchÈ non sta nel suo Paese.

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