Monday 5 October 2009
VISITA AL GYUTO RAMOCHE TEMPLE
Ieri ho incontrato un monaco e parlandogli di quello che sto facendo in India mi ha proposto di andare insieme a visitare un monastero qua vicino. Alle 10 ci incontriamo e prendiamo 2 autobus per arrivare l‡. Appena arriviamo si intravedo gi‡ i primi monaci, ai lati le palazzine nuove dove vivono e in fondo il monastero di recente costruzione, regalo del Giappone al Dalai Lama, mi dice il monaco che mi accompagna. Entriamo a vedere il tempio e alle 11.30 un monaco suona il gong per richiamare tutti i monaci a pranzo. Si riuniscono tutti in una mensa dove viene servito della zuppa, riso e vegetali. Ognuno prende quello e quanto gli pare. Siedono a gruppi 8-9 persone. Non hanno i bicchieri per l’acqua ma solo una caraffa da dove devono senza perÚ toccare con le labbra il becco. Finito il pranzo, alle 11.50 un altro monaco suona il gong per richiamare i monaci alla preghiera di mezzogiorno. I monaci si preparano vestendo la toga arancione che indica un grado pi_ alto. Sono presenti, penso all’incirca 300 monaci, seduti su delle panche rosse morbide, parallele tra di loro e poste perpendicolarmente all’ingresso. Pregano per oltre 45 minuti con vari riti. I monaci pi_ giovani siedono nelle due panche pi_ lontane. Ad un certo punto entra nel tempio un monaco che si toglie le scarpe e si stende pi_ volte su un tappeto per compiere il rito della preghiera e, una volta finito, prende un mazzo di soldi e comincia a distribuirli tra i vari monaci. Riesco a sbirciare notando, ma non sono sicuro 150 rupie a testa. Il monaco che mi accompagna mi dice che quelli sono soldi provenienti dagli sponsor. L’atmosfera era molto spirituale anche se pi_ volte vari monaci sbadigliano e sembrano annoiati.
Dopo il monastero mentre aspettavamo l’autobus entriamo in piccolo negozio dove offrivano del chai e del riso tipico tibetano preparato con della frutta secca. Avevano messo all’ingresso un foulard bianco in segno di apertura dello shop, cioË che quel giorno il cibo offerto era gratis. Ritornando al paese ci fermiamo alla libreria tibetana e alla sede del parlamento tibetano che si riunisce due volte l’anno. Che strana sensazione vedere quella stanza e pensare che il governo del Tibet si riunisce in India e non in Tibet per discutere i problemi del Paese.
Affaticati dalla lunga camminata in salita ci sediamo ad un coffee shop e davanti ad una tazza di the cominciamo a parlare un po’ di noi. Il monaco vive in una stanza senza bagno e cucina, fatta di lamiera. Paga 500 rupie al mese, vale a dire non pi_ di 8 euro. Purtroppo non si puÚ permetter di pi_. L’unica sua fonte di guadagno Ë nel fare la guida ai turisti. Mi dice che ha un problema al fegato, ma purtoppo non si puÚ permettere le cure adeguate. Per lui andare a Delhi in un buon ospedale significherebbe spendere troppo soldi che non ha. Gli dico di quanto noi occidentali ci lamentiamo di cose stupide, non capendo quali sono i veri problemi. Mi dilungherei troppo ora su questo argomento. Ha vissuto per 10 anni in un monastero al Sud, dove aveva cibo e alloggio gratis. Ma lui preferisce essere libero, anche nelle condizioni in cui ritrova. Fredoom mi continuava a ripetere. La giornata Ë stata molto piacevole e diversa dal solito. E stato interessante confrontarsi con lui. Domani mi aspetta la visita del Tibetan Children Villane. Un saluto a tutti.
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