Dopo 24 ore di completo riposo per l’acclimatamento, finalmente oggi inizio a visitare la città di Leh, alla scoperta dei suoi tesori. L’acclimatamento non è stato facile. Un giorno intero senza nessuna attività fisica, a parte quella di salire le scale per andare in camera, e già con questa sembrava di fare un’arrampicata. E poi molta acqua e the. La notte è stata terribile, dopo 3 ore di sonno sveglia e poi un dormiveglia fino a questa mattina. Non riuscivo ad alzarmi dal letto. Mamma mia! Poi mi sono fatto forza e sono andato a fare colazione. La testa mi girava e non stavo ancora per niente bene. Ma dopo 3 toast e un omelette e un’aspirina mi sono ripreso.
Inizio a scendere a piedi con molta cauta verso il centro della città. La mia attenzione è attirata da un mercato all’aperto tibetano. Mi fermo a dare un’occhiata, tanti prodotti artigianali, soprattutto collane e bracciali. In questo momento penso quanto sarebbero tanto piaciuti a Lucia. Poi mi fermo ad una bancarella e chiedo alle due ragazze che erano là se sono tibetane e loro me lo confermano. Allora inizia una breve chiacchierata con loro. Mi dicono che, di solito, si fermano a Leh per i 3 mesi estivi e poi vanno via. Una di loro mi dice che fra 3 giorni andrà in vacanza a Delhi per dieci giorni e poi si sposta verso la regione del Goa a sud-ovest dell’India. Naturalmente lo fa per business. Leh è piena di turisti durante l’estate, invece Goa ha un turismo che dura tutto l’anno. La merce che vendono è fatta a mano in Tibet, la quale viene, dapprima, portata in Nepal e successivamente in India. Una di loro mi dice che ha tutta la sua famiglia in Tibet e che si sentono solo per telefono. Entrambe hanno attraversato le montagne per arrivare in Nepal, impiegandoci 30 giorni e poi si sono spostate in India con il bus. Immaginate che fatica camminare per tutti quei giorni. Solo la voglia di una vita migliore può spingere e dare la forza a tanti tibetani di compiere quel lungo cammino.
Il mio tour continua. Vado in giro alla cieca. Mi giro intorno e comincio a salire per le strette stradine. E’ tutto così autentico. Le vacche vanno in giro indisturbate e indifferenti dai passanti. La fognatura è a cielo aperto e l’odore non è dei migliori. Ma la vista dell’architettura della città e delle persone che vi abitano e poi sullo sfondo e versanti delle montagne marroni senza nessuna vegetazione e in lontananza l’Himalaia con le cime innevate. Cosa devo dire di più? Sembro un bambino alla vista di tutto questo. Molte strade sono sabbiose e le folate di vento alzano tanta polvere, tanto che a volte mi sembra di stare in mezzo ad un deserto. Girano tanti cani randagi. E alcuni mi abbaiano e io naturalmente me la do a gambe. I ragazzini sono incuriositi dalla mia macchina fotografica. Ne incontrò tre, uno dei quali stava facendo la pipì in mezzo alla strada. Si è abbassato i pantaloni e ha tirato fuori il pivellino. Ho fatto un po’ di foto e loro erano molto divertiti. Vogliono vedere le foto ogni volta che scatto e si mettono in posa. Penso che non hanno più 5-6 anni. Mi rialzo e cominciano a giocare con i lacci del mio zaino. La situazione è così simpatica. Vado ancora più su e mi trovo nella parte più alta di Leh. Il paesaggio è molto brullo. Tanta spazzatura ricopre il terreno marrone. I cani si appisolano addosso ai muretti a secco . E le case quassù sono molto piccole e isolate l’una dall’altra. Vedo una signora, con i tipici vestiti che sembrano più tanti stracci sistemati l’uno sull’altro, con le mani dentro un bidone, le scuote e non capisco cosa stia facendo. Poi tira fuori un contenitore e capisco che sta prendendo dell’acqua. La carica sulle sue spalle, sembra molto pesante, si incammina in discesa, ad un certo punto si ferma e si riposa per un attimo, e poi la vedo scalare una salita rapidissima, vorrei aiutarla, ma capisco che quello è il suo lavoro giornaliero. Porta l’acqua a casa. Scompare dalla mia vista come un fantasma. Ritorno verso il centro di Leh e là incontro altri mercati di prodotti tibetani, molti sono anche i negozi e si notano gli adesivi “Tibet free”. Domani vado a visitare il Ladack TCV, cioè un centro educazionale tibetano che si trova a 9 km da Leh. A presto.
Inizio a scendere a piedi con molta cauta verso il centro della città. La mia attenzione è attirata da un mercato all’aperto tibetano. Mi fermo a dare un’occhiata, tanti prodotti artigianali, soprattutto collane e bracciali. In questo momento penso quanto sarebbero tanto piaciuti a Lucia. Poi mi fermo ad una bancarella e chiedo alle due ragazze che erano là se sono tibetane e loro me lo confermano. Allora inizia una breve chiacchierata con loro. Mi dicono che, di solito, si fermano a Leh per i 3 mesi estivi e poi vanno via. Una di loro mi dice che fra 3 giorni andrà in vacanza a Delhi per dieci giorni e poi si sposta verso la regione del Goa a sud-ovest dell’India. Naturalmente lo fa per business. Leh è piena di turisti durante l’estate, invece Goa ha un turismo che dura tutto l’anno. La merce che vendono è fatta a mano in Tibet, la quale viene, dapprima, portata in Nepal e successivamente in India. Una di loro mi dice che ha tutta la sua famiglia in Tibet e che si sentono solo per telefono. Entrambe hanno attraversato le montagne per arrivare in Nepal, impiegandoci 30 giorni e poi si sono spostate in India con il bus. Immaginate che fatica camminare per tutti quei giorni. Solo la voglia di una vita migliore può spingere e dare la forza a tanti tibetani di compiere quel lungo cammino.
Il mio tour continua. Vado in giro alla cieca. Mi giro intorno e comincio a salire per le strette stradine. E’ tutto così autentico. Le vacche vanno in giro indisturbate e indifferenti dai passanti. La fognatura è a cielo aperto e l’odore non è dei migliori. Ma la vista dell’architettura della città e delle persone che vi abitano e poi sullo sfondo e versanti delle montagne marroni senza nessuna vegetazione e in lontananza l’Himalaia con le cime innevate. Cosa devo dire di più? Sembro un bambino alla vista di tutto questo. Molte strade sono sabbiose e le folate di vento alzano tanta polvere, tanto che a volte mi sembra di stare in mezzo ad un deserto. Girano tanti cani randagi. E alcuni mi abbaiano e io naturalmente me la do a gambe. I ragazzini sono incuriositi dalla mia macchina fotografica. Ne incontrò tre, uno dei quali stava facendo la pipì in mezzo alla strada. Si è abbassato i pantaloni e ha tirato fuori il pivellino. Ho fatto un po’ di foto e loro erano molto divertiti. Vogliono vedere le foto ogni volta che scatto e si mettono in posa. Penso che non hanno più 5-6 anni. Mi rialzo e cominciano a giocare con i lacci del mio zaino. La situazione è così simpatica. Vado ancora più su e mi trovo nella parte più alta di Leh. Il paesaggio è molto brullo. Tanta spazzatura ricopre il terreno marrone. I cani si appisolano addosso ai muretti a secco . E le case quassù sono molto piccole e isolate l’una dall’altra. Vedo una signora, con i tipici vestiti che sembrano più tanti stracci sistemati l’uno sull’altro, con le mani dentro un bidone, le scuote e non capisco cosa stia facendo. Poi tira fuori un contenitore e capisco che sta prendendo dell’acqua. La carica sulle sue spalle, sembra molto pesante, si incammina in discesa, ad un certo punto si ferma e si riposa per un attimo, e poi la vedo scalare una salita rapidissima, vorrei aiutarla, ma capisco che quello è il suo lavoro giornaliero. Porta l’acqua a casa. Scompare dalla mia vista come un fantasma. Ritorno verso il centro di Leh e là incontro altri mercati di prodotti tibetani, molti sono anche i negozi e si notano gli adesivi “Tibet free”. Domani vado a visitare il Ladack TCV, cioè un centro educazionale tibetano che si trova a 9 km da Leh. A presto.
Aho occhio hai cani che quelli c hanno la rabbia!!!E bada hai regazzini che quelli la macchinetta se la vonno f....
ReplyDeleteimmagino che scena ahahahahahahah!!!!!
Ci sono tanti cani e in effetti cerco di stare molto attento. Cerco di evitarli, ma sono cosi' tanti.
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