Tuesday 29 December 2009

IN GIRO TRA I VILLAGGI THARU





Fa molto freddo questa mattina e tutto è avvolto da una fitta nebbia. Il sole, salendo, comincia a farsi vedere solo verso le 9.30 e la nebbia comincia a diradarsi. Prendo la strada che mi porta verso la zona dei villaggi della tribù dei Tharu, distribuita lungo la fascia sud del Nepal. Due ragazzini trasportano delle pietre aiutati da un sacco, due ragazze sono impegnate a intelaiare una stuoia fatta di paia, usando un telaio simile a quello usato per fare i tappeti, un ragazzino cerca di rendere liscio un mobile appena fatto con l’uso della carta vetrata. Un signore ha appena finito di farsi la doccia e si riveste, un bambino si lava i denti aiutato dalla madre. Tutti sono ormai attivi e la giornata è cominciata a pieno ritmo. Le case tipiche dei Tharu hanno il tetto fatto di paglia e le mura sono costruite con delle cannucce, canne di bambù e fango secco. Gli animali sono numerosi. Capre, vacche e bufali, sono impegnati a mangiare la paglia secca, le oche camminano indisturbate con i loro cuccioli a seguire e altrettanto fanno le galline. L’agricoltura è la loro maggiore attività, mais, grano, mostarda sono le colture principali. Anche la pesca è molto adottata è il pesce è uno dei loro piatti tipici. I villaggi sono circondati da campi ricoperti da fiori gialli che formano un tappeto inverosimilmente colorato. Riesco ad entrare in una delle case e con mia sorpresa una signora vede la TV, una presenza che contrasta con il resto dell’ambiente, la tecnologia in una casa dal pavimento di fango, senza luce e acqua. I bambini sono contenti della mia presenza e devo stare attento alla mia testa perché tutto è molto basso. Ci sono dei letti con le reti per le zanzare e non ci sono finestre, tutto è molto buio e la luce penetra solo da alcune fessure.
Le mani e le gambe di una signora anziana sono decorate dai tipici tatuaggi Tharu. Sono scoloriti, ormai è passato tanto tempo da quando sono stati realizzati. Un ragazza allatta il suo bambino e un’altra con il suo baby sulle sue gambe gli disegna il viso con i simboli tipici della religione indu. Gli colora gli occhi di nero e gli disegna un pallino marrone al centro della fronte.
Arrivando in un grande villaggio un signore decide di accompagnarmi e tutti sono in curiosi ti dalla mia presenza. Ad un certo punto mi invita a entrare nel bosco dicendomi di seguirlo perché mi voleva far vedere un rinoceronte. Ed in effetti, ad un certo punto, accanto ad una radura, un enorme e vecchio rinoceronte mangiava. La mia prima volta. Che emozione vederlo nel suo ambiente naturale. Ci fissa, è a soli 20 metri da noi. Il villano mi dice di stare attento perché è pericoloso. Ma continua a mangiare e ogni tanto alza la testa quando ci muoviamo o facciamo rumore. Delle pecore brucavano accanto a lui non preoccupandosi di niente. Una scena meravigliosa.

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