Saturday 2 January 2010
LE CREMAZIONI SUL FIUME BAGMATI
E’ ancora buio nel momento in cui prendo il taxi per andare al tempio induista più sacro del Nepal, il Pashupatinath Temple costruito sulle sponde del fiume Bagmati a Kathmandu. Appena arrivo si sente già nell’aria la sacralità del posto nonostante non riesca ancora a vedere niente. Delle bancarelle ai lati della strada, illuminate da una sola candela vendono fiori e alcuni fuochi sono accesi per riscaldarsi, visto la temperatura gelida dell’aria. Alle 6.30 del mattino c’è già tanta gente. Molti sono i mendicanti, che seduti per terra, chiedono l’elemosina. Una bambina seduto su una piccola stuoia mi chiede dei soldi e una signora che ha la sua stampella accanto, indossa uno scialle marrone, dei calzini bianchi e un paio di sandali e porge le sue mani verso di me. C’è un’atmosfera surreale. Tutto è avvolto da una fitta nebbia, ogni forma viene smussata e la vista si perde nel bianco opaco. Gli alberi senza foglie prendono vita sullo sfondo bianco. I devoti scendono i gradini e raccolgono l’acqua sacra del fiume e la offrono in dono al dio Shiva bagnandolo. Intanto dei canti si alzano dal vicino tempio e risuonano in tutto il complesso. Numerose sono anche le scimmie che saltano e corrono in giro per il tempio. I cuccioli sono aggrappati al dorso delle loro madri e il loro colore grigio si integra perfettamente con il colore degli edifici circostanti.
Scendendo sulla riva del fiume numerose piazzole sono situate all’altezza delle scalinate che scendono nelle acque sacre. Una parte di esse sono coperte da coperture di lamiera. Un signore prepara una catasta di legna, formata da grossi tocchi, mentre una signora pulisce la zona circostante con una scopa. Un ragazzo bagna nel fiume dei fasci di piante di riso e poi una volta risalito li slega.Il corpo senza vita giace là ad un metro dalla piazzola, ricoperto da un telo arancione e da uno bianco. Un gruppo di gente lo circonda. Il figlio si toglie le scarpe e con un piccolo contenitore raccoglie dell’acqua dal fiume e bagna il viso della madre morta. Cosparge il corpo con del riso e delle spezie. Il suo sguardo è sofferente e trema per il freddo. Il corpo viene preso e portato a mano dai famigliari, viene fatto girare intorno alla catasta di legno più volte finchè non vi viene posato sopra. Il figlio piangente accende un pezzo di fune imbevuto di una sostanza infiammabile e lo poggia sulla bocca della madre. Il corpo è ora solitario sullo sfondo bianco della nebbia. Viene ricoperto con i fasci di piante di riso e un signore accende il fuoco al di sotto della catasta con l’aiuto di piccoli pezzi di legname. La legna comincia ad ardere ed una colonna di fumo bianco intenso si alza nel cielo. Brucierà per 3-4 ore finchè tutto quello che rimarrà non sarà altro che cenere.
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